È arrivata l’ufficialità: il sindaco Alessandro Ghinelli per il Comune di Arezzo e Anna Lapini per Confcommercio Arezzo, Valeria Alvisi per Confersercenti Arezzo, Francesco Meacci per Confartigianato Imprese Arezzo, Franca Rizzo per Cna Arezzo hanno firmato il patto Arezzo Città Responsabile di autoregolamentazione per le attività di somministrazione di alimenti e bevande. Un approccio che fa appello a ciascun individuo senza ricorrere a ordinanze repressive sic et simpliciter. Per una sana movida e un divertimento responsabile.
Subito i contenuti: innanzitutto la riconoscibilità degli aderenti. L’adesione al patto comporta infatti l’utilizzo di un logo identificativo dello stesso e azioni a livello comunicativo come la promozione e pubblicizzazione dell’iniziativa, anche nei siti web istituzionali e nei social network.
Le parti concordano poi di incentivare azioni che combattano l’abuso di alcool e privilegino il consumo di bevande non alcoliche. In particolare, attraverso la promozione di una politica tesa a promuovere un consumo responsabile di bevande alcoliche, la stretta osservanza del divieto di somministrare alcolici ai minori di 18 anni anche mediante la richiesta del documento d’identità al momento dell’acquisto, il non praticare politiche commerciali che possano incentivare l’abuso di alcool.
Gli esercenti s’impegnano a rispettare l’occupazione del suolo pubblico utilizzando esclusivamente gli spazi concessi e a mantenere il decoro e la pulizia dell’area esterna adiacente al proprio locale, a informare gli avventori del divieto di consumo dei prodotti somministrati al di fuori degli spazi consentiti e a limitare pertanto la somministrazione al tavolo o al banco. Fermo restando i limiti previsti sia dalle normative in materia di prevenzione del contagio, sia in materia di rispetto delle distanze di sicurezza, sia per quel che attiene i limiti di orario per la vendita. L’amministrazione comunale coinvolgerà il personale della polizia locale nell’opera di persuasione e di informazione e, allorquando necessaria, di repressione e sanzione di comportamenti non consoni.
Il patto avrà durata sperimentale fino all’ultimo giorno dell’anno. Entro il trimestre successivo, quindi marzo 2022, si procederà a una prima verifica della sua operatività, proseguendo poi a cadenza semestrale o su richiesta di una delle parti aderenti.
In premessa vengono ricordati i colpi inferti dalla pandemia al mondo culturale, produttivo, educativo, aggregativo, sociale. È dunque necessario portare in salvo più “vite” possibili, intendendo per queste ultime anche le realtà produttive e commerciali. “Un negozio, un bar, un ristorante è ‘vita’ per chi lo ha costruito, voluto, cresciuto e per una comunità che ne usufruisce. È ‘vita’ non solo in termini economici, già di per sé elemento degno di tutela, ma in termini di tenuta e di coesione sociale. Dobbiamo evitare una nuova ‘serrata’, il congelamento di ogni forma di attività, che la città si desertifichi e che perda ‘pezzi di vita’. Spetta a noi, istituzioni e categorie economiche, essere intelligenti e strategici, trovare modi per non soccombere e modalità per combattere il Covid, rimanendo vivi. E questo lo si può fare non solo dandoci delle regole, ma anche condividendo delle condotte di responsabilità personale e comunitaria. Solo se tutti ci sentiremo parte della soluzione, solo se capiremo che ognuno deve concorrere con una quota di responsabilità individuale, riusciremo a uscirne prima e più forti per agganciare la ripresa”.
Ecco dunque la ratio del patto “che rende onore all’identità più profonda della gente di Arezzo che nella tenacia e caparbietà ha sempre saputo superare momenti non meno difficili”.
L’amministrazione comunale riafferma così con forza la sua finalità di promuovere “comportamenti positivi tra i giovani, con particolare riferimento a modelli corretti di consumo di alcolici. Il fenomeno del consumo di alcool da parte della popolazione giovanile nei locali pubblici e nei contesti di divertimento, pur non presentando in questa provincia carattere emergenziale, è tuttavia diffuso come dimostrano taluni episodi”.
L’ultimo punto in premessa è la concorde volontà di attivare forme di collaborazione stabile tra le associazioni di categoria e l’amministrazione comunale anche se Francesco Meacci chiarisce “adesione al protocollo come profondo senso di responsabilità civico e associativo ma ci tengo a precisare che le nostre imprese rispettano le regole da sempre”.
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