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“No a salario minimo. Giù le tasse sul lavoro e più formazione per i giovani”

L'intervento del Presidente nazionale di Confartigianato Marco Granelli sul dibattito riguardante i temi del lavoro


“No al salario minimo, sì a ridurre le tasse sul lavoro, valorizzare la contrattazione collettiva e potenziare la formazione dei giovani”.

Il Presidente di Confartigianato Marco Granelli interviene nel dibattito sui temi del lavoro con una lunga intervista pubblicata sui quotidiani del gruppo QN (La Nazione, Il Resto del Carlino, Il Giorno).

“Il problema dei salari bassi – continua Granelli – va affrontato senza soluzioni semplicistiche e ribadisce la centralità della contrattazione collettiva, che nelle piccole imprese garantisce sia retribuzioni dignitose sia tutele ai lavoratori”.

Sul salario minimo per legge “può essere dannoso; credo sia necessario agire sulla riduzione del cuneo fiscale e sul miglioramento del legame tra scuola e lavoro, rilanciando la formazione professionale, l’alternanza e l’apprendistato”.

“Sosteniamo altresì il governo sui contratti collettivi firmati dalle parti sociali più rappresentative – conclude Granelli – considerandoli strumenti che valorizzano il lavoro non solo economicamente ma anche in termini di protezioni sociali e welfare. Infine, commenta favorevolmente la proposta di incentivi fiscali per le assunzioni, ma evidenzia che la vera emergenza è la carenza di manodopera qualificata, suggerendo di investire nella formazione e nel mantenimento delle competenze esperte in azienda”.

Salario minimo: no a imposizione per legge. Vera garanzia per lavoratori è contrattazione collettiva

“Il salario minimo per legge non è la soluzione: rischia di indebolire i salari, aumentare la frammentazione contrattuale e compromettere il welfare contrattuale conquistato con anni di negoziazione tra le parti sociali”.

È questa la posizione espressa dai rappresentanti di Confartigianato Imprese e CNA in occasione dell’audizione odierna presso la Commissione Lavoro del Senato, nell’ambito dell’esame dei disegni di legge in materia di salario minimo.

Le due Confederazioni hanno ribadito la contrarietà all’introduzione di un salario minimo legale, sottolineando come l’esperienza della contrattazione collettiva – applicata a oltre il 96% dei lavoratori del settore privato – abbia garantito, nel tempo, retribuzioni coerenti con i principi dell’articolo 36 della Costituzione, tutelando la dignità del lavoro e l’equilibrio economico delle imprese “Imporre per legge una soglia salariale unica – hanno dichiarato i rappresentanti di Confartigianato e CNA – significa ignorare le differenze tra settori, territori e qualifiche professionali, con il rischio concreto di livellare i salari verso il basso”.

Le Confederazioni hanno inoltre evidenziato come il salario minimo legale non risolverebbe problemi strutturali come il lavoro nero e il dumping contrattuale, fenomeni che vanno invece contrastati con il rafforzamento della vigilanza e degli strumenti di controllo.

In linea con quanto indicato dalla Direttiva (UE) 2022/2041 e dal recente documento del CNEL, Confartigianato e CNA richiamano l’attenzione sul ruolo centrale della contrattazione collettiva, definendola “la vera sede dove si determina non solo il giusto salario, ma anche un sistema di tutele integrative che nessuna legge può replicare: sanità integrativa, previdenza complementare, formazione, conciliazione vita-lavoro”.

Rispetto ai contenuti dei disegni di legge all’esame del Parlamento, pur condividendo la finalità di valorizzare i contratti collettivi nazionali sottoscritti dalle parti più rappresentative, Confartigianato e CNA hanno espresso riserve su alcuni passaggi ritenuti poco chiari, come la definizione di “trattamento economico complessivo minimo” o il criterio quantitativo per individuare i CCNL da applicare, potenzialmente in grado di legittimare contrattazioni prive di reale rappresentatività.

“La contrattazione collettiva di qualità – hanno ribadito – non è solo una somma di minimi salariali, ma un patrimonio costruito con equilibrio tra tutele per i lavoratori e sostenibilità per le imprese. Il legislatore dovrebbe incentivarla, non sostituirla”.

Confartigianato e CNA si sono dette disponibili al confronto istituzionale, ma hanno ribadito la necessità che il tema retributivo resti nell’ambito del dialogo sociale. “Solo attraverso regole condivise e strumenti negoziali flessibili si può garantire equità, competitività e stabilità al sistema delle relazioni industriali italiane”.



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