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L’appello delle piccole imprese al Governo: “Abbiamo scommesso sulla buona politica, ora tocca a voi” Il presidente di Confartigianato presenta ai parlamentari Bianconi (Pdl) e Donati(Pd) la lista degli intervennti urgenti per salvare l’economia

1 Gennaio 2013
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E' un vero e proprio grido d'allarme quello lanciato venerdì sera alla Borsa Merci di Arezzo dagli imprenditori di Confartigianato Imprese Arezzo che, in occasione della loro assemblea, hanno voluto incontrare i parlamentari aretini Maurizio Bianconi (Pdl) e Marco Donati (Pd).Un grido d'allarme e una richiesta indifferibile di provvedimenti urgenti rivolta ai due esponenti come rappresentanti del Governo. Ferrer Vannetti, il presidente di Confartigianato Imprese Arezzo, ha voluto aprire l'incontro con una osservazione dal sapore amaro.

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“Una campagna di Confartigianato di qualche tempo fa – ha detto – menzionava “aprire un’impresa in un giorno” per combattere i tempi della burocrazia. È ironico pensare che il 28 gennaio di quest’anno ci siamo trovati ad osservare come invece nel 2012 si sia “chiusa un’impresa al minuto”.Ma quanto tempo ci vuole – si domanda Vannetti – per combattere lacci e laccioli burocratici? Quanto poco invece ci vuole per mandare in fumo tanti sacrifici e perdere interi pezzi di economia”E l'amarezza aumenta per la costatazione che la crisi della piccola impresa non conquista la ribalta della stampa nazionale.“Tanto clamore – osserva Vannetti – e giustamente, se chiude una grande azienda. Ma quanti posti di lavoro si sono persi con la chiusura di tante PMI? Ad Arezzo nel 2012 sono stati registrati 2300 occupati in meno rispetto al 2011 e oltre 2364 ditte hanno chiuso, a questi dati si aggiunge un calo del tasso di occupazione pari all’1.20% e 2000 disoccupati in più rispetto al 2011, nel 2013 ancora non si sa. Ma dalle notizie raccolte la prospettiva non è consolante. La Corte dei Conti – rammenta ancora Vannetti – ci informa che la crisi è costata 230 miliardi e che la perdita permanente di Pil, nell’arco della legislatura passata, si è tradotta in una caduta del gettito fiscale superiore alle attese di quasi 90 miliardi. Ma queste cose – obietta il presidente di Confartigianato Arezzo – i titolari di PMI le dicono da oltre 1 anno.”Quali le cose più urgenti? Al primo posto gli imprenditori mettono il Fisco e chiedono: “Riduzione realistica e senza camuffamenti della pressione fiscale record, bonificando la spesa pubblica tramite controlli, riqualificazione e riduzione e non una mera “spending review” contrastando evasione ed elusione fiscale; riducendo il cuneo fiscale e il costo del lavoro.” A questo si aggiunge l' aumento dell’iva, il debutto della tares e il pagamento imu, definiti come “una “miccia” pronta ad incendiarsi con l'arrivo dell'estate”Al secondo posto l'accesso al credito. Gli imprenditori partono da un dato di fatto: la difficoltà sempre maggiore delle Pmi di avere credito. “E intanto – dice Vannetti – ci sembra incredibile l’estensione della responsabilità solidale degli appaltatori a tutte le aziende, quando quella che dovrebbe essere la più virtuosa è perennemente in debito. Ma come si fa a pensare di tartassare le imprese che non pagano facendo intervenire Equitalia quando l’esempio peggiore ce lo dà proprio lo Stato? E' fondamentale la liquidità che deriva dall'incassare i crediti dalle Pubbliche amministrazioni (locali e nazionali). Poi occorre sostenere e rafforzare i consorzi di garanzia e il Fondo centrale di Garanzia.”Al terzo punto la semplificazione. “A parte l'esempio sciagurato del SISTRI – nota Vannetti – per il quale almeno occorrerebbe rimborsare le imprese che hanno pagato i programmi, semplificare significa ridurre i costi amministrativi, non solo i documenti da presentare ma anche i bolli, le incongruenze e i conflitti di competenze, rendere la giustizia efficiente e combattere la burocrazia. Ci vogliono 123.670.831 giornate/uomo per la gestione delle pratiche burocratiche pari a 86 gg/uomo per impresa. 1 norma ogni 6 giorni nell’ultima legislatura”Al quarto posto il lavoro. “L’incentivazione del lavoro – sottolinea Vannetti – deve riguardare non solo i giovani e le donne ma anche chi a 50 anni è uscito dal mondo del lavoro e non riesce a rientrare a causa del costo del lavoro troppo elevato.” Dunque la ricetta è: ridurre il costo del lavoro, combattere il lavoro nero, agire sulla maggiore flessibilità in entrata, intervenire sulla maggiore sinergia tra istruzione/formazione/ricerca e mondo del lavoro.Quinto: il made in Italy. “Difendere il made in Italy – dice Vannetti – vuol dire anche riprendere la posizione che spetta all'Italia, paese fondatore dell'Unione Europea, in seno alla stessa. Non ci sono ancora norme adeguate in materia di etichettatura e tracciabilità. Deve essere tutelato il consumatore, oltre che il produttore, solo con un’azione forte e sinergica possiamo proteggere il saper fare e la creatività che ci contraddistingue da secoli”Al sesto posto gli interventi urgenti per settori come l'Edilizia e l'impiantistica“Il settore delle costruzioni a livello nazionale ha perso 360mila posti di lavoro – ricorda Vannetti – È necessario intervenire SUBITO, con il pagamento dei lavori eseguiti alla PA, modificando le regole del Patto di stabilità interno ed eliminando la responsabilità solidale fiscale. Investendo sulla sicurezza del territorio, su scuole e infrastrutture, sbloccando gli appalti dei piccoli comuni. E ancora: promuovere e garantire strumenti per l’accesso al credito con acquisto di obbligazioni a medio/lungo termine emesse da banche a fronte dei mutui casa. Rivedere – ripete – la questione IMU”.“Occorre – conclude il presidente di Confartigianato – riqualificare le città, nel residenziale e nei capannoni industriali e artigianali, occorre maggiore programmazione urbanistica, ridurre il costo del lavoro in edilizia (qui si registra un aumento medio rispetto agli altri settori del 10%).Risolvere la questione delle nuove normative per gli impiantisti come i gas fluorurati e del patentino per gli impianti fotovoltaici che ancora una volta portano a costi e a incongruenze inverosimili”Il messaggio finale è un vero e proprio appello:“Anche questa volta abbiamo voluto scommettere sulla buona politica. Adesso tocca a voi, tocca alla politica scommettere su di noi”



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