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La crisi edilizia aggrava la situazione delle aziende del comparto legno arredo Gambacci: “Dobbiamo rifarci il look, cambiando strategie, informatizzandoci, innovando, facendo rete. Qualità, cortesia e professionalità le parole d’ordine”

1 Gennaio 2013
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La crisi di mercato che ormai da un paio di anni sta accompagnando il settore dell’edilizia estende i propri effetti e ripercussioni anche sul comparto del legno arredo, in particolare fra i costruttori di infissi. Sull’argomento prende la parola Domenico Gambacci, presidente nazionale della Federazione Legno Arredo di Confartigianato Imprese: “La mancanza di liquidità è il grande problema che in questo momento sta attanagliando i nostri artigiani del legno e in particolare i serramentisti – afferma Gambacci – e mi riferisco a tutte quelle piccole e medie imprese che non hanno potere contrattuale con il sistema bancario. Inutili, finora, si sono rivelati tutti gli appelli lanciati al mondo delle banche perché queste adoperassero una maggiore flessibilità nel concedere finanziamenti e prestiti a condizioni più vantaggiose di quelle in vigore. Le difficoltà maggiori investono quelle aziende che avevano strutturato la propria attività in funzione delle imprese edili, con un prodotto più di quantità che di qualità ma che a livello di grandi numeri permettesse di realizzare un guadagno. La frenata dell’edilizia ha fatto sì che queste aziende si ritrovino a dover affrontare enormi difficoltà, in particolare di liquidità finanziaria”. Dal presidente Gambacci, il consiglio agli operatori del settore legno: “Pensare che la crisi attuale sia arrivata alla fine o che il sereno torni in tempi brevi è pura utopia. E’ quindi necessario per l’imprenditore cominciare ad affrontare il mercato con scelte finanziarie più oculate: continuare con il mercato delle imprese edili, con la politica degli sconti e delle dilazioni di pagamento non è accettabile si rende necessario riconvertire le produzioni per il settore del privato che, tra le altre cose, può usufruire delle agevolazioni fiscali del 55%, privilegiando la politica della qualità a quella della quantità, unico modo per le nostre piccole imprese di sopravvivere. Le realtà che scelgono questa strada debbono capire che il cliente non va aspettato, ma cercato e scovato nel territorio; debbono andare a intercettare tutte quelle abitazioni costruite 30-40 anni fa, per le quali il cambiamento degli infissi è una necessità. Ciò può costituire una seria e valida alternativa, in momenti nei quali il mercato del nuovo è fermo e non conosciamo ancora i tempi in cui potrà esservi una ripresa seria del comparto edile. I nostri artigiani debbono quindi rifarsi il look per un mercato, quello del privato, totalmente diverso, anche se ribadiamo che in questo momento potrebbe rivelarsi l’ancora di salvezza, in particolar modo per le imprese a conduzione familiare, che fanno di qualità, cortesia e professionalità i loro cavalli di battaglia, non è importante quanto si fattura ma quanto utile genera l’azienda”, conclude Gambacci.



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