La Direttiva riguarda le limitazioni all'emissione di una serie di sostanze inquinanti che riguarderà i processi produttivi di molte imprese
La plenaria del Parlamento Europeo lo scorso 24 aprile ha approvato la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria.
Come molti provvedimenti legislativi di origine comunitaria anche questa direttiva trova la sua origine nel “Green Deal” proposto dalla Commissione Europea come strategia chiave per contrastare i cambiamenti climatici oltre ad essere collegata al piano d’azione Europeo “Verso inquinamento zero per l’aria, l’acqua e il suolo”.
La direttiva si è resa necessaria al fine di ridurre l’inquinamento atmosferico che rimane la prima causa ambientale di morte precoce nell’Ue, con circa 300 decessi prematuri all’anno. il suo obiettivo è dunque un ambiente pulito e sano per i cittadini con un inquinamento atmosferico pari a zero entro il 2050.
La direttiva riguarda una serie di sostanze inquinanti tra cui biossido di azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2), particelle fini e particolato (PM2.5 E PM10), benzene, ozono, benzo(a)pirene, arsenico, cadmio, piombo e nichel e stabilisce standard di qualità dell’aria specifici per ognuna da raggiungere entro il 2030.
Tali standard sono più simili a quelli indicati nelle linee guida del 2021 dell’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS). Per i due inquinanti con più alto impatto documentato sulla salute umana, PM2,5 e NO2, i valori limite annuali saranno quindi più che dimezzati. Verranno installati anche più punti di campionamento della qualità dell’aria nelle città.
I suddetti standard di qualità dell’aria verranno rivisti entro il 31 dicembre 2030 e in seguito almeno ogni cinque anni o più spesso se nuovi sviluppi lo renderanno necessario, come ad esempio nel caso della revisione delle linee guida sulla qualità dell’aria dell’OMS citate in precedenza. Gli stati membri, incaricati di stabilire piani di qualità dell’aria prima del 2030, potranno chiedere che il termine per il raggiungimento dei valori limite sia posticipato di dieci anni per zone specifiche in determinate condizioni: per esempio a causa delle caratteristiche di dispersione specifiche del sito, delle condizioni orografiche e climatiche avverse (come nel caso della nostra pianura padana), dei contributi transfrontalieri o se riduzioni necessarie possono essere ottenute solo sostituendo una frazione considerevole degli impianti di riscaldamento domestico esistenti che sono la fonte dell’inquinamento che causa i superamenti.
Tutti gli stati membri dovranno redigere entro il 31 dicembre 2028 delle tabelle di marcia per la qualità dell’aria che definiscono le misure a breve e a lungo termine per conformarsi ai nuovi valori limite del 2030.
La nuova direttiva prevede anche maggiori informazioni e diritti per i cittadini europei: gli indici di qualità dell’aria attualmente frammentati in tutta l’UE verranno resi comparabili, chiari e disponibili al pubblico. Questi indici forniranno anche informazioni sui sintomi associati ai picchi di inquinamento atmosferico e sui rischi per la salute associati a ciascun inquinante comprese informazioni personalizzate per i gruppi vulnerabili.
È stato inoltre concordato che ai cittadini interessati e alle ONG ambientaliste deve essere garantito l’accesso alla giustizia per contestare l’attuazione di questa direttiva degli stati membri e che i cittadini devono avere diritto al risarcimento quando la loro salute è stata danneggiata a causa della violazione delle nuove norme nazionali.
Il testo in questione deve essere confermato dal Consiglio, dopodiché la nuova legge sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Ue ed entrerà in vigore 20 giorni dopo. I Paesi dell’UE avranno quindi due anni di tempo per applicare le nuove norme.
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