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Marchio “Made in Italy”: Chi l’ha visto ?

11 Gennaio 2012
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Da alcuni anni Confartigianato è fortemente impegnata perché si approvi il nuovo regolamento europeo sull’indicazione del paese di origine di taluni prodotti importati da paesi terzi.

Con l’approvazione da parte del Parlamento Europeo (Ottobre 2010), il provvedimento sembrava avviarsi verso la sua approvazione definitiva. Infatti dopo l’assenso ricevuto il 29 settembre 2010 da parte della Commissione Parlamentare Commercio internazionale (Inta), la proposta di regolamento che riguarda i manufatti che entrano nel territorio europeo nei settori calzaturieri, tessile, ceramiche, oreficeria, oggetti in legno e vetro, bulloneria, gomme e la coltelleria, ha incassato anche il voto favorevole della Seduta Plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo.

Tutto lasciava presagire un risultato molto importante per le imprese, che in Italia sono per la gran parte terziste e producono semilavorati.

Questo risultato al momento non è stato ancora raggiunto nonostante l'impegno di Confartigianato.

E’ attesa da 73mila imprese italiane con 597mila addetti dei settori tessile, abbigliamento, calzature.

Ma al momento la legge 55/2010, la cosiddetta ‘Reguzzoni – Versace’, che istituisce il marchio Made in Italy per distinguere i prodotti realizzati prevalentemente nel nostro Paese da quelli che italiani non sono, non è entrata in vigore.

Nel 2010 si è svolta una campagna stampa nazionale sulle pagine del Corriere della Sera, della Gazzetta dello Sport e di numerose testate locali in tutta Italia, dove Confartigianato ha lanciato un appello per ritrovare la legge ‘scomparsa’.

“Chi l’ha visto?”: Confartigianato utilizza il titolo della trasmissione televisiva di Rai3 per richiamare l’attenzione su quel marchio made in Italy che – si legge nel messaggio della campagna stampa – “doveva arrivare il primo ottobre”, dopo essere “uscito a pieni voti dal Parlamento italiano nel mese di aprile”, ma che “potrebbe essersi perso tra Roma e Bruxelles” bloccato dall’Unione Europea in quanto violerebbe le norme comunitarie sulla libera concorrenza.

Risultato: la legge è ‘congelata’ perché mancano i decreti attuativi. E così, “tardano ad arrivare le norme che difendono i consumatori”. “Gli imprenditori italiani, preoccupati e anche un po’ indignati – si legge ancora nel messaggio di Confartigianato – assicurano adeguata riconoscenza a chiunque dia prova concreta dell’esistenza del marchio”.

Un marchio che per i produttori e i consumatori avrebbe fatto la differenza: basti dire che nel 2011 il mercato del falso in Italia ha ‘fatturato’ 7 miliardi e 107 milioni di euro e il settore più colpito, in valore, è proprio quello dell’abbigliamento e degli accessori: 2,6 miliardi di euro”.

Secondo i dati dell’Ufficio studi di Confartigianato, nel triennio 2008 – 2011 l'Italia è stato il terzo Paese europeo per numero di prodotti contraffatti, con 44.516.772 articoli sequestrati, pari all'11,5% del totale europeo.

Nel 2011, il 54,6% dei prodotti contraffatti proveniva dalla Cina. In Europa ogni minuto vengono sequestrati 186 prodotti contraffatti provenienti dalla Cina.

La legge fisserebbe principi e regole importanti per difendere e valorizzare il nostro patrimonio manifatturiero e per garantire ai consumatori la certezza di conoscere la provenienza della merce acquistata.

 



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