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Consiglio Comunale di Arezzo sulla crisi dell’edilizia. Confartigianato “serve l’impegno di tutti per salvare il settore”

13 Dicembre 2012
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La Federazione Edilizia di Confartigianato ha partecipato alla seduta straordinaria aperta del Consiglio Comunale per discutere della crisi dell’edilizia, attraverso la partecipazione del Presidente Giordano Cerofolini, del Coordinatore Simone Verdelli e del Presidente della Consulta Provinciale delle Categorie Andrea Boldi.

I lavori sono stati introdotti dal Presidente Luciano Ralli: “l’Ance, l’Associazione nazionale costruttori, ha definito quello dell’edilizia un dramma che si consuma in silenzio. Ha sottolineato i 360mila posti di lavoro perduti e ha ricordato come questa crisi sia paragonabile a 72 Ilva di Taranto, 450 Alcoa o 277 Termini Imerese. Se consideriamo anche l’indotto, la cifra dei dipendenti che hanno perduto l’occupazione supera il mezzo milione. Nel nostro territorio abbiamo centinaia di famiglie e di imprese che non hanno la minima certezza sul loro futuro. oi vogliamo rompere quel silenzio. Per questo, su proposta dei consiglieri comunali del Pdl sulla quale si è registrata la convergenza degli altri gruppi, abbiamo inserito in calendario questa seduta, per mettere a disposizione del sistema economico e istituzionale, dalla Camera di Commercio alle categorie economiche, dai sindacati agli ordini professionali e agli istituti del credito, una sede e un’occasione di confronto e di elaborazione di proposte”.  

Tra gli ospiti, il primo a prendere la parola è stato il presidente dell'Ance Giuseppe Fabozzi: “voglio citare un altro dato che rende bene la situazione: le compravendite immobiliari sono ferme ai livelli del 1985. Oggi bisogna partire dalla ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente: è la nostra idea dal 2009. Penso alla riqualificazione del centro storico a partire dalle facciate dei palazzi. In centro storico siamo arrivati a 8.000 residenti, bisogna fare in modo che si ripopoli favorendo interventi edilizi al suo interno. Il piano delle facciate consente, grazie a un accordo fra la nostra associazione e la Cassa di risparmio di Firenze, di finanziare al privato praticamente l'intero intervento di ristrutturazione. Peraltro chi lo realizza, potrà usufruire dello sconto fiscale nei 10 anni successivi. Lanceremo una campagna pubblicitaria ad hoc. Al Comune cosa chiediamo: uno snellimento delle procedure in generale e nello specifico per questo tipo di opere”.

Per Andrea Sereni, presidente di Cna Arezzo, “possiamo individuare la data di inizio della crisi dell'edilizia aretina al 2008. Avevamo 2.514 unità lavorative, oggi sono 1.655, 790 erano le aziende oggi sono 574. Le aziende nate in questi anni hanno pochissima capacità professionale e creditizia. L'Imu non favorisce di certo la situazione e gli investimenti. Nell'ambito delle criticità stanno però anche le soluzioni: chiediamo le aliquote Imu più basse possibili perché ne beneficino tutte le aziende, non solo quelle edilizie. Non dobbiamo andare a occupare spazi nuovi ma lavorare sul recupero del vecchio e sulla green-economy. Anche l'edilizia scolastica è importante e mettere a norma gli immobili che ospitano gli istituti sarebbe elemento che garantirebbe un minimo di lavoro in più ai nostri artigiani”.Andrea Boldi, presidente della consulta delle categorie e dell'area aretina di Confartigianato, congiuntamente con il Presidente della Federazione Edilizia Giordano Cerofolini: “Contiamo 1.200 associati: chiediamo che negli appalti sotto i 40.000 euro, che l'amministrazione può affidare con licitazione privata, siano privilegiate le aziende del territorio. Non basta monitorare il Durc delle imprese ma come vengono pagati i sotto-fornitori i quali che non fanno altro che costringere i dipendenti a prendere la partita Iva e trasformarli in operai non pagati”.

Ilaria Casagli per la Camera di Commercio ha sottolineato “la disponibilità a collaborare con le istituzioni per sollevare il territorio dall'attuale situazione”.

Paola Gigli dell'ordine degli architetti ha parlato a nome dei tre ordini e collegi tecnici, dunque anche per geometri e ingegneri. “La legge regionale 1 del 2005, il testo unico sull'urbanistica ed edilizia necessita di una revisione. L'abbiamo chiesta a seguito di un lavoro congiunto con l'amministrazione comunale. A questa, richiediamo invece analoga riduzione degli impianti normativi che non rispondono alle dinamiche reali dei territori e comportano costi eccessivi. Come ordini professionali abbiamo prodotto 30 documenti nei quali abbiamo sottolineato i limiti, i vuoti, del Regolamento Urbanistico del Comune di Arezzo che non ci è sembrato capace di disegnare un futuro per il nostro territorio. Siamo in attesa degli esiti della variante alle Norme tecniche di attuazione che speriamo dia gli esiti auspicati. L'esperienza del Piano provinciale territoriale di coordinamento, che noi consideravamo positiva, è stata sottovalutata. Chiedere alle professioni, poi, una sempre maggiore assunzione di responsabilità diventa indubbiamente un problema. E sarà bene cominciare a riflettere sul Regolamento Urbanistico del 2016, sembra una data lontanissima ma non è così”.

Giorgio Cartocci della Cgil: “una valutazione in più: la diminuzione del monte salari del settore. In provincia in 5 anni è scomparsa una massa di ricchezza intorno ai 15 milioni di euro. Novembre 2011-ottobre 2012, si lavora molto di meno e sono salite da 9.062 a 32.932 le ore di cassa integrazione. Il 2013 si presenta come un anno di difficoltà, non ci illudiamo. Due settori come le cave e le fornaci sono ferme e a rischio chiusura. Se gli enti locali non verranno rimessi nella condizione di fare investimenti, dalle opere pubbliche, alla riqualificazione dei centri storici e del territorio nel suo complesso, non sarà facile. L'uscita dalla crisi è possibile solo con la qualità e l'innovazione. Qualità in edilizia significa uscire dall'ottica del consumo del territorio, pensando invece alla sua salvaguardia; l'innovazione va da nuove tecniche costruttive al risparmio energetico. Un tema da non trascurare è quello della filiera corta: si potrebbe pensare negli appalti di favorire le aziende che si riforniscono e utilizzano materiali provenienti dal territorio”.

Alessandro Cinelli del sindacato dei liberi professionisti: “sono i liberi professionisti a dover certificare la rispondenza delle pratiche edilizie alle norme. La cosa sta diventando impossibile. Siamo contenti che l'amministrazione ci abbia finalmente ascoltato ma non ci basta: oggi è tutto procedura, tutto è legge, noi vogliamo spendere le nostre energie professionali sul disegno e parlare con esso. La burocratizzazione estrema dell'edilizia è diventata un elemento autoreferenziale. Se devo chiedere una verifica per il rischio idraulico per chiudere una terrazza al quinto piano, a 20 metri di altezza, rasento l'assurdo. In primis per il committente che infatti non paga perché giustamente trova la cosa incomprensibile. Le direttive europee, e sono quelle che riverberano a cascata gli effetti, disciplinano la centrale nucleare e il fondo agricolo della Valdichiana: non hanno senso. Lo stessa parola d'ordine 'non consumare più suolo' rischia di essere uno slogan perché se per ampliare una casetta e ristrutturarla, opera che interviene sull'esistente, devo fare 14 pratiche, sempre il cliente preferisce versare gli oneri concessori piuttosto che rispettare la parcella di noi professionisti”.

Federico Baiocchi direttore commerciale di Banca Etruria: “non riceviamo più domande di credito, oppure ne riceviamo solo per ristrutturare debiti. Domande di nuovi investimenti per progettualità future, negli ultimi due anni ne sono arrivate poche. Pensare, come banca, se qualcuno chiede di accendere un mutuo, siamo in grado di garantirglielo per una durata fino a 40 anni. Lo spazio per fare mutui, c'è, ovviamente con le adeguate garanzie. Eppure sono crollati del 40%. Se il tasso di decadimento delle imprese di costruzione è triplo rispetto alle altre, ovviamente l'accesso al credito per esse sarà più problematico. Non dobbiamo stupircene ma laddove ci fossero dei progetti da valutare la banca farebbe il suo dovere. Alla fine del 2013 dovremmo tuttavia registrare una piccola ripresa dei consumi e degli investimenti”.



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