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«Ricostruire la persona oggi» l’Arcivescovo Fontana interviene al Festival della Persona di Confartigianato

1 Gennaio 2013
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Si avvicina il Festival nazionale della Persona che si svolge ad Arezzo dal 23 al 25 settembre e iniziano ad aumentare anche gli eventi «collaterali» che «preparano il terreno» per il vivo del Festival stesso. Sabato 18 settembre l'arcivescovo Riccardo Fontana alle ore 10 presso la sala grande dell'Episcopio in piazza duomo ad Arezzo, parlerà di «Ricostruire la persona oggi», una riflessione per aiutarci a guardare verso il futuro riposizionando la persona al centro dei valori e delle scelte. Una riflessione che non può non partire dalla constatazione che sembra smarrita non solo la pratica felice di processi educativi, bensì l’idea stessa di educazione. Sembra essere in crisi cioè, l’esperienza elementare e complessiva dell’educare alla vita e con essa l’interesse personale all’educazione, poiché ne è stata forse smarrita la motivazione essenziale. Ciò che dovrebbe giustificare quell’esperienza, infatti, è l’apporto positivo che essa dà alla vita e alla crescita delle persone, attraverso i legami benefici che stabilisce e la convinzione del valore del patrimonio umano che trasmette. L’urgenza maggiore allora «non è di ridire metodi e contenuti, ma di ritrovare il «baricentro dell’esperienza educativa». L’attuale crisi dell’educazione ha a che fare non soltanto con singole difficoltà, ma piuttosto con l’idea che abbiamo della persona e del suo futuro. Perciò è indispensabile «non limitarsi a una prospettiva settoriale di educazione», né è sufficiente riflettere sulle metodologie pedagogiche, ma è necessaria una visione antropologica del fatto educativo come tale, che abbia il suo fondamento e il suo sviluppo in una concezione della persona e dell’esperienza umana, viste non come un ideale passato da contrapporre al presente, ma come una comprensione più profonda dell’umano, per un’iniziativa rinnovata e convinta. In questa emergenza educativa, il rischio è quello «di perdere l’identità», perché si stanno «imboccando vie sbagliate e pericolose». «La Chiesa aretina, cortonese e biturgense – ha scritto l'arcivescovo Fontana nella sua prima lettera pastorale – intende fare la propria parte favorendo il dialogo e aiutando gli uomini e le donne di buona volontà». Infine, il riferimento a quella che Fontana definisce una “società mercantile” e ai tanti mali moderni che porta con sé. Una situazione questa che, per il Presule, deve spingere a riscoprire quell’impegno per il Bene Comune del quale la chiesa aretina fu tra le prime testimoni, in epoca medievale, con la nascita delle Fraternite, «esempio di solidarietà cristiana delle antiche generazioni».



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