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Responsabilizzare i figli per uscire dalla spirale dei sensi di colpa

1 Gennaio 2013
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Continuano gli appuntamenti con la Scuola per Genitori promossa da Confartigianato Imprese Arezzo, oltre 300 persone hanno affollato la sala convegni dell’Etrusco Palace Hotel per ascoltare Mario Polito. Lo psicologo, psicoterapeuta e pedagogista ha affrontato il tema dei sensi di colpa, cercando di indicare come “scioglierli” e “proteggersi da essi”. “I Sensi di Colpa – ha spiegato nel suo intervento – nonostante rappresentino un bellissimo semaforo che ci permette di individuare i nostri punti deboli e gli errori, indeboliscono fortemente la capacità educativa dei genitori”. Troppo spesso infatti nei confronti dei figli i genitori vivono molti sensi di colpa a causa del poco tempo che riescono a dedicare loro, o perché si sentono la causa di alcune difficoltà o insuccessi che vivono i loro figli. “Quando i nostri ragazzi sono in una difficoltà, o sono annoiati, o apatici, subito, sono i genitori ad essere additati. I mass media in questo processo occupano un ruolo veramente grande, affondando in maniera stereotipata e semplicistica questioni molto delicate”. Tuttavia, quando si colpevolizzano solo i genitori, “Si ha l’effetto di decolpevolizzare e deresponsabilizzare i ragazzi, che invece hanno la loro parte di responsabilità”. Ma quando nasce questa responsabilità? “Appena i ragazzi iniziano a dire di no. Attorno ai 2 anni e mezzo/tre. Potrebbe sembrare una banalità, ma da quando iniziano a dire: ‘No non voglio!’ Possono dire di no anche allo spinello, al bicchiere di troppo, possono dire di no cioè a qualsiasi cosa. Quindi diamo anche a loro la responsabilità della propria vita. Certo, gradualmente e in maniera commisurata all’età e al percorso di crescita, ma questa responsabilità va data”. Troppo spesso invece, si è alla ricerca di semplici capri espiatori. E sono i genitori con la loro capacità educativa a farne le spese. “Spesso si trovano sopraffatti da questo senso di colpa, sempre più inadeguati”. Il senso di colpa “ti porta in una spirale perversa”. “Nel momento in cui ci si sente in colpa, nasce il senso di espiazione. Sentiamo che dobbiamo fare qualcosa per recuperare, fare qualcosa di più, dobbiamo risarcire. Ecco la parola risarcire, credo che sia la più importante. Non è detto che il senso di colpa si sciolga con il fare di più. Anzi, spesso se noi facciamo di più dei nostri figli, loro fanno meno e si deresponsabilizzano. Invece che capire che la scuola, l’impegno, lo studio, la difficoltà a socializzare, sono problemi loro”. Ma come fai allora ad aiutare l’altro, se ti senti inadeguato? E come fai a sentirti inadeguato nonostante l’impegno? “Il segreto è che ognuno ha la sua parte da fare. Dobbiamo dire ai nostri figli: ‘Tocca a te!’. Prima di accollarsi tutte le colpe, sarebbe opportuno chiedere ai nostri figli: ‘Cos’è che ti fa comportare così? Cosa ti preoccupa? Sei felice?’”. Un momento dove ne’ il padre ne’ la madre si trovano soli con un figlio, ma si presentano, ognuno con il proprio ruolo, come coppia. “In due si sbaglia di meno. Se si sta bene insieme, se c’è un buon rapporto di coppia, siamo affettivamente solidi, abbiamo un grande sostegno reciproco di amore e di stima, si reggono meglio gli urti dell’adolescenza e la fatica del crescere”. Educare infatti significa “seguire un figlio e non inseguire. Ancora di più significa fornire gli strumenti per sviluppare i propri talenti, e quindi dar il proprio contributo per un mondo migliore. È in questa prospettiva educativa che si scioglie il senso di colpa”.



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