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La crisi colpisce duramente le aziende del comparto Legno-Arredo della Valtiberina

1 Gennaio 2013
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La crisi che ha colpito il comparto “legno arredo” in Alta Valle del Tevere – intendendo con essa la valle geografica unica che abbraccia Valtiberina Toscana e Altotevere Umbro – non accenna ad esaurirsi. Anzi, il grido di allarme è sempre forte: d’altronde, i tiepidi segnali positivi arrivati a inizio estate si sono purtroppo attenuati, al punto tale che diverse aziende sono a rischio chiusura. Centinaia, di conseguenza, sono i posti di lavoro a rischio. Del resto, il settore “casa” sta risentendo pesantemente della crisi che ha colpito da tempo l’edilizia. Il comparto “legno arredo” riveste un peso preponderante nell’economia della vallata, con un numero davvero elevato di addetti: basti pensare che sul versante toscano vi sono imprese dislocate in tutti i Comuni, mentre su quello umbro il solo territorio di Città di Castello è addirittura distretto. L’analisi dell’attuale difficile momento è affidata al presidente nazionale della Federazione Legno Arredo di Confartigianato Imprese, Domenico Gambacci, che lancia anche un monito al mondo bancario e a quello politico, criticandoli per non aver supportato e per continuare a non supportare gli artigiani, vera linfa del territorio. Gambacci, in questi giorni è impegnato nei palazzi romani per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per il quale lo scorso 23 novembre i sindacati CGIL CISL e UIL hanno rotto le trattative non rispettando gli accordi intercorsi.Il presidente della Federazione lamenta la scarsa presa di coscienza della reale crisi che sta attraversando il settore. Le problematiche del legno e dei suoi prodotti sono state analizzate anche nella giornata di venerdì scorso, quando Gambacci è stato ospite del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.Tornando nel locale, molte aziende del territorio stanno tentando di riconvertire le produzioni nel sforzo di mantenere la “saracinesca alzata” ma molte di loro si ritrovano con carenza di liquidità nello sviluppare le varie progettualità econ gli istituti di credito che hanno chiuso i rubinetti. Da qui la decisione presa dagli imprenditori del settore, in mancanza spiragli, di andare alla chiusura con gravissime ripercussioni economiche sul territorio. Non si capisce ancora perché i principali Comuni della zona restino separati da divisioni territoriali ipotetiche, non dialogando e non tenendo conto di un elemento sostanziale: l’Alta Valle del Tevere è ormai un’entità unica. In momenti come questi, ci si può salvare solo facendo rete, ma la politica sembra troppo impegnata nella caccia alle poltrone della imminente campagna elettorale e non nel risolvere,in tempi brevi,i problemi delle imprese che creano occupazione nel territorio.



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