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In provincia quasi 900 imprese sulla graticola per una politica sui bonus da rivedere

Alessandra Papini Segretario Confartigianato Arezzo “Da mesi giungono messaggi contraddittori, i cantieri vanno a rilento per la liquidità non erogata dalle banche”


Da mesi assistiamo ad un tira e molla senza precedenti sui “bonus”, ma soprattutto sul “110”. Una misura nata per sostenere le imprese e mettere in maggior sicurezza gli immobili ma che rischia di diventare un boomerang per l’economia locale”, così il segretario di Confartigianato Alessandra Papini. “Al Governo da giorni si sta consumando una battaglia sulla cessione dei crediti e sul prolungamento dei bonus che sta preoccupando le nostre imprese che si ritrovano con i cassetti fiscali pieni”, sottolinea Papini. “E’ necessario fornire alcuni numeri per capire l’entità del problema: nella nostra provincia gli edili iscritti a Confartigianato sono oltre 550, gli impiantisti 315, è facile immaginare quanti siano i lavoratori coinvolto da questo continuo stato di incertezza”, aggiunge.

Il maggiore problema è quello della liquidità: numerose imprese che hanno avviato cantieri nel territorio, si trovano nella condizione di dover spesso sospenderli perché le banche non liberano le risorse dovute. “Anche gli istituti sono fortemente influenzati dallo stato di incertezza. Il tema bonus oggi non è più trattato in termini tecnici, ma semplicemente politici ed è diventato nostro malgrado terreno di scontro”, spiega Papini. “Non è possibile che tutti coloro che lavorano onestamente e rispettando le regole vengano presi in ostaggio dalla burocrazia per colpa dei pochi truffatori”, aggiunge.

A questo punto – sottolinea il segretario di Confartigianato – non è più importante per quanto tempo verranno prorogati i bonus, è fondamentale che quanto fino ad oggi messo in programmazione venga terminato, garantendo liquidità alle imprese e cantieri terminati ai committenti”.

C’è poi un altro tema che gli artigiani vogliono mettere in evidenza, quello sui crediti di imposta ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica.

“Parliamo di una misura molto utile che permette alle nostre imprese di sviluppare nuovi processi produttivi, di aggiornarle tecnologicamente e renderle più competitive. Il controllo che però viene effettuato sull’utilizzo di questi fondi è spesso o ingiustificato o esageratamente cavilloso, tale da rallentare in maniera drastica i processi produttivi. Non chiediamo l’assenza di controlli, chiediamo che questa venga ben calibrata”, conclude Papini.



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