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Erminia Romagnoli, presidente provinciale “Donne e Impresa” di Confartigianato: “Le donne sfidano la crisi, ma servono interventi di sostegno”

1 Gennaio 2013
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 Contro la crisi il sesso forte è la donna. “Dall’ultimo studio dell’Osservatorio di Confartigianato – dice Erminia Romagnoli, presidente del gruppo “donne impresa” di Confartigianato Arezzo – risulta che le imprenditrici hanno resistito meglio dei colleghi maschi ai colpi della congiuntura negativa.

 Infatti il numero delle lavoratrici indipendenti italiane (imprenditrici, lavoratrici autonome, libere professioniste) è diminuito di 123.000 unità, pari al 6,7% in meno negli anni fra il 2008 e il 2013, ma il calo è inferiore a quello registrato dalla componente maschile del lavoro indipendente che, nello stesso periodo, è diminuita del 9,1%, con una perdita di 387.900 unità.A reagire alle difficoltà di questi anni – sottolinea Romagnoli – sono state soprattutto le donne alla guida di aziende con dipendenti che, tra il 2008 e il 2013, sono addirittura aumentate di 28.900 unità, pari all’8% in più. Le donne che lavorano in proprio sono 1 milione e 719 mila e rappresentano il 30,8% del totale dei lavoratori indipendenti attivi in Italia e il 18,4% del totale dell’occupazione femminile. E tra le fila dell’esercito delle attività autonome ‘rosa’ spiccano 364.942 imprenditrici alla guida di imprese artigiane. La propensione imprenditoriale delle italiane fa guadagnare al nostro Paese il primato in Europa per il maggior numero di attività autonome guidate da donne. Ci seguono la Germania, con 1.373.400 imprenditrici, e il Regno Unito (1.264.400).“I dati del nostro Osservatorio – ribadisce Romagnoli – dimostrano che fare impresa è sempre più un mestiere da donne. Siamo in presenza di una imprenditoria femminile che va incoraggiata. Al pari dei nostri colleghi abbiamo bisogno di interventi che ci liberino dai troppi vincoli e costi che soffocano le iniziative imprenditoriali. E vogliamo contare su un welfare che permetta alle donne di conciliare lavoro e famiglia e di esprimere nell’impresa le nostre potenzialità.L’Italia infatti spende poco e male per il welfare familiare e decisamente non è un Paese per mamme che lavorano. Basti pensare che l’investimento totale dell’Italia per welfare e famiglia è di 20,3 miliardi, pari al 1,3% del Pil e inferiore del 39,3% rispetto alla media Ue. La spesa per prestazioni a favore delle nascite è pari a 3,1 miliardi, inferiore del 26,6% rispetto alla media europea, quella a sostegno della crescita dei bambini è di 2,8 miliardi, più bassa del 51,2% rispetto alla media Ue, e quella a favore dei giovani under 18 è di 6,6 miliardi, inferiore del 51,5% rispetto all’Ue.”A questo proposito, la Presidente Romagnoli ha sollecitato la riattivazione, da parte del Governo, del Tavolo dell’Imprenditoria Femminile con la rappresentanza delle associazioni imprenditoriali.

 



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