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DONNE IMPRESA CONFARTIGIANATO: “Anche per le lavoratrici autonome buone pratiche per conciliare lavoro e famiglia”

1 Gennaio 2013
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Le imprenditrici di Donne Impresa Confartigianato esprimono soddisfazione per l’intesa a sostegno delle politiche di conciliazione fra famiglia e lavoro firmata da Rete Imprese Italia con il Ministero del Lavoro e le altre parti sociali. L’intesa ha infatti il pregio di avere posto con forza tale tematica al centro dell’agenda del Governo e delle parti sociali. Donne Impresa Confartigianato auspica, pertanto, che il tavolo tecnico possa individuare anche per le lavoratrici autonome buone pratiche atte a conciliare i tempi di vita e di lavoro con la cura della famiglia. “La conciliazione – sottolinea Monica Valdambrini, Presidente Provinciale Confartigianato Donne Impresa – è il grande problema che preoccupa le imprenditrici, addirittura più della crisi. Lo dichiara l’82% delle imprenditrici intervistate dall’Osservatorio di Confartigianato. Un problema talmente grave che l’88% delle intervistate ritiene impossibile assentarsi dal lavoro per dedicarsi ai figli o delegare ad altri le proprie mansioni nel periodo della maternità”. “Le imprenditrici italiane – conclude la Presidente Valdambrini – hanno le idee chiare su cosa serve per mettere d’accordo tempi di lavoro e cura della famiglia. Il 91% chiede di aumentare i servizi, come gli asili nido. L’85% è convinta che, se si risolvesse il problema della conciliazione, lavorerebbero più donne e circolerebbe più ricchezza per tutti”.Confartigianato Arezzo ricorda inoltre che 5 anni fa, sulla base dell’articolo 9 della legge 53/2000 ha realizzato una pubblicazione sull’applicazione della conciliazione dei tempi di lavoro testandolo proprio all’interno di una società di servizi. Vennero sperimentati orari diversificati e flessibili per venire incontro alle esigenze delle lavoratrici che permettessero di poter appunto conciliare l’orario di lavoro con l’impegno e l’attività di cura o familiari“Allo stesso tempo – ricorda Monica Valdambrini – promuovemmo una serie di incontri finalizzato alla conoscenza della suddetta legge nei confronti delle imprese gestite da donne, differentemente dai buoni risultati ottenuti nell’ambito di una grande struttura come quella testa, i risultati nelle piccole imprese artigiane non furono all’altezza dell’aspettativa. La legge 53/2000 mal si presta ad interpretare le esigenze di flessibilità e snellezza burocratica proprie di questa tipologia di imprese, di conseguenza riteniamo che siano necessari ulteriori accorgimenti per migliorare fattivamente l’articolato di legge rendendo più applicabile soprattutto la figura del sostituto d’impresa”



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