Un garanzia in assoluto per tutti gli artigiani del legno arredo e quindi anche per le tante aziende della Provincia di Arezzo che occupano migliaia di addetti: il governo ha finalmente approvato una legge per la tutela del “Made in Italy”. Il nuovo decreto, licenziato dal governo Berlusconi sotto la voce “Disposizioni per lo sviluppo e l’internazionalizzazione delle imprese”, riconosce all’articolo 17 il valore della produzione effettuata all’interno del territorio italiano, imponendo l’obbligo di indicazione dell’origine dei prodotti. Grande soddisfazione da parte della Federazione Legno Arredo nazionale di Confartigianato,che per bocca del suo presidente Domenico Gambacci dichiara “una simile disposizione fa chiarezza sul vero luogo di origine della merce e di conseguenza l’uso di marchi di aziende italiane per manufatti non prodotti nel nostro Paese” Non rispettare queste disposizioni diverrà reato configurabile nell’ambito della cosiddetta “pratica commerciale ingannevole”. Il decreto in oggetto è esteso a tutti i settori dell’artigianato, con inasprimento delle sanzioni per chi non rispetterà le nuove regole impartite e continuerà a importare o esportare materiali con false indicazioni di provenienza. Sono previsti fino a due anni di reclusione per chi le aggirerà, in base all’articolo 517 del Codice Penale. Si può benissimo immaginare cosa rappresenti questa legittimazione per un comprensorio come quello aretino, dove le aziende sono specializzate in produzioni di alta qualità. “Con il varo di questa legge – commenta il presidente della Federazione Legno Arredo nazionale di Confartigianato, l’imprenditore Domenico Gambacci di Sansepolcro – il governo ha dato una risposta concreta alla forte azione sindacale che la nostra associazione di categoria porta avanti da anni. Inutile stare allora a rimarcare che per le nostre aziende si tratta di un grande risultato: i prodotti da noi creati beneficeranno della giusta tutela nei confronti di una concorrenza sleale lanciata da Paesi nei quali non si rispettano nemmeno le elementari nozioni di sicurezza”. E Gambacci è ancora più determinato nei toni: “In questi anni siamo stati derubati del nostro patrimonio di cultura e tradizione; non siamo perciò d’accordo in nessun modo con quelle aziende che hanno finora guardato all’aspetto prettamente economico, senza preoccuparsi di varcare i confini ne’ di tenere in considerazione la qualità del prodotto. E’ un sistema di fare impresa che non ci piace: come Federazione Legno Arredo – prosegue Gambacci – la nostra volontà è quella di difendere un bene che appartiene al nostro territorio ed alla nazione Italia e il “saper fare” tipicamente italiano che nessuno deve tentare di distorcerci con produzioni ingannevoli. Lasciamo pertanto liberi gli imprenditori di produrre dove essi vogliono, ma non accettiamo assolutamente la pari dignità con quanto esce dall’Italia. Siamo quindi grati al governo per aver risolto in chiave giuridica un tema così importante per l’economia del nostro Paese. Le nostre aziende esigono trasparenza in tal senso, per cui è “italiano” soltanto ciò che nasce e viene prodotto in Italia dalle abili mani dei nostri artigiani. Tutto il resto non ci interessa”.