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Chiuso un 2009 per il comparto Legno-Arredo con segno negativo

1 Gennaio 2013
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Il 2009 si è rivelato un anno senza dubbio difficile per il comparto “legno arredo”. Il calo medio nazionale del fatturato si è attestato intorno al 25%, anche se le stime non sono al momento definitive e – seppure alla fine dovesse risultare inferiore rispetto a quello preventivato alcuni mesi fa – avrà pur sempre ricadute negative nelle oltre 80000 aziende presenti sul territorio nazionale, che forniscono lavoro a più di mezzo milione di addetti. Nel nostro comprensorio vi sono circa 1500 imprese, si capisce quindi la preoccupazione per aziende e maestranze, per quanto riguarda le cifre, in provincia di Arezzo, i dati in nostro possesso, sono in linea con quelle nazionali, mentre si registra un dato ancora più negativo per quello che riguarda l’Altotevere umbro dove il calo si dovrebbe attestare intorno al 35%. Un comparto, quello del “legno arredo”, che – nonostante le difficoltà dell’economia oramai note su scala mondiale – costituisce un punto di forza e di eccellenza, poichè espressione autentica del “made in Italy”. Il problema è che si trova di fronte a una richiesta interna molto debole e a una domanda internazionale che non decolla per colpa di una crisi divenuta di portata globale; una crisi che – lo ricordiamo – ha preso avvio nel settembre del 2008 con il fallimento della Lehman-Brothers. In un contesto come quello appena descritto, alza la voce il presidente nazionale della Federazione Legno Arredo di Confartigianato Imprese, Domenico Gambacci, che chiede interventi urgenti al governo centrale al fine di scongiurare la perdita di migliaia di posti di lavoro. “Non comprendiamo il motivo per il quale – dichiara Gambacci – il progetto di una rottamazione totale dei mobili sia stato in parte ridimensionato e in parte annullato. Anche le banche – continua – debbono fare la loro parte: è inutile che continuino ad affermare che erogano linee di credito agevolato alle imprese quando tutto questo non è vero o, se decidono di farlo, scelgono solo quelle aziende che possono avvalersi delle massime garanzie. In molti sostengono che la crisi è oramai finita, ma nessuno sa poi indicare con certezza quando vi sarà la ripresa. Sono molte le imprese nostre affiliate che non vedono ancora la luce in fondo al tunnel. Come associazione – sono sempre parole di Gambacci – ci stiamo attivando sia nella creazione di nuove forme di imprenditoria con relative figure professionali, sia nel favorire l’aggregazione delle aziende per poter offrire ad esse efficaci sbocchi di mercato, in particolare all’estero. L’importante – conclude il presidente nazionale della federazione di comparto – è che anche le imprese stesse sviluppino l’innovazione dei prodotti, quel design tipicamente italiano che nessuno ci può copiare e una tutela dei loro marchi e dell’immagine aziendale. Ancora una volta, le imprese e la Confartigianato che le rappresenta procedono insieme a braccetto contro la crisi, ma la politica a tutti i livelli deve recitare il suo determinante ruolo: non ci stiamo più – e Gambacci lo ripete oramai come un ritornello – a essere incensati e a venire considerati la spina dorsale dell’economia italiana sono nei periodi della campagna elettorale”.



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